Dal mare al piatto, tutte le attività colpite dalla crisi della pesca nell’Ue dovuta al coronavirus

Il settore della pesca non è stato risparmiato dalla crisi prodotta dalla pandemia di Covid-19. L’intera catena produttiva, dai pescatori e allevatori ai ristoranti, ne subisce i contraccolpi. Scopriamo quali sono le difficoltà del settore e che cosa sta facendo l’Ue per tenerlo a galla.

peschereccio

Giornate più lunghe per i pescatori che continuano a lavorare

Le acque della Costa Azzurra sono insolitamente deserte, o quasi. Se yacht di lusso e navi da crociera rimangono in porto, le barche da pesca continuano a uscire in mare. Per i piccoli pescatori i mesi da aprile a giugno sono i più importanti dell’anno, ma oggi, per restare a galla, devono adattarsi alle nuove realtà della pandemia, come rivela uno di loro, Loïc: “I ristoranti sono clienti regolari, per cui la chiusura ci ha danneggiati. Rimangono i clienti privati. Abbiamo dovuto cominciare a fare consegna a domicilio alla maggior parte dei clienti. Quindi la mattina peschiamo e il pomeriggio consegniamo. Le giornate diventano lunghe”.

Loïc e i suoi colleghi dicono di aver perso circa la metà del fatturato, ma si sentono in dovere di continuare a servire i clienti, che possono raggiungerli per telefono. Con le consegne, una giornata di lavoro può durare dalle 4 del mattino alle 9 di sera. Ma in piena pandemia solo il fatto di avere clienti da soddisfare è un privilegio. In alcune parti del Mediterraneo e del Mar Nero.

Denis Genovese, presidente del Comitato dipartimentale della pesca delle Alpi Marittime, pensa a chi è meno fortunato di lui: “Sono state offerte sovvenzioni a chi ha perso il fatturato a marzo. Io le ho chieste e le ho avute. Ma ad aprile non ho fatto domanda, perché anche se guadagno meno, qualcosa guadagno. Bisogna rispettare chi non ha entrate”.

Fonte: Euronews

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *